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(a un elettore, su facebook)

Non ho capito. Può darmi delle informazioni su questi mancati guadagni? (per quanto ricordiamo qui, la maggior parte degli introiti di un'opera avviene a breve distanza dalla sua pubblicazione iniziale).

In ogni caso, ricordi che molto spesso si tratta dei guadagni degli editori, non degli artisti. Il concetto su cui ci basiamo è che i materiali protetti da copyright rappresentano la cultura di una nazione e come tale possono essere sottoposti a vincoli di utilizzo solo per brevi periodi di tempo e solo per determinate applicazioni di carattere commerciale.

Anche il copyright inizialmente aveva il fine di proteggere e rendere remunerative le attività culturali, adesso siamo arrivati al punto in cui le scoraggia ed è utile solo a proteggere i business model degli editori.

Spero di esser stato chiaro sulla ratio che sta sotto al nostro pensiero sul copyright.

Mi sa che hai ragione, ed allo stesso tempo mi dai una brutta sensazione. Ci sta forte lobbismo dietro alla dominanza liberista nelle cattedre economiche mentre pensieri alternativi non hanno tale supporto. Come possiamo fare in modo che si ritorni alla razionalità e scientificità in quel campo?

Uhm, come facciamo a dire che adesso non lo sia?

Anzi, ancora prima: come facciamo a dire che l'economia sia una disciplina scientifica?

Qualcuno che non vuole essere nominato in pubblico mi diceva, quando è venuto a Pisa, che l'unica teoria economica che è stata formalizzata in maniera scientifica (o pseudo-tale) è il liberismo, e la cosa mi torna. Forse dipende da questo?

Che poi il liberismo mica è incompatibile col reddito di esistenza. Anzi, le obiezioni da sinistra sono più forti delle obiezioni da destra, proprio perché quando se ne parla ricordano il nome "Milton Friedman" e ciò li fa incazzare; e perché la sinistra è molto legata al concetto di lavoro.

Sorgente: Fattibilità del reddito di esistenza

Vedo la gente confusa. Vedo la gente non distinguere fra sorveglianza di massa e sorveglianza individuale. La differenza però esiste, sopratutto alla luce dello scandalo prism. Fondamentalmente, dalla sorveglianza individuale non puoi scappare—a meno che tu non finisca in Russia sotto la “protezione” dell'fsb—, ma è anche molto improbabile che tu ne sia soggetto.

In prism, invece, degli individui non importa niente a nessuno: la national security agency è un'agenzia sigint. Per affrontare efficacemente il problema, è necessario uscire dalla paranoia secondo cui ognuno di noi è personalmente spiato. L'obiettivo di un'operazione di sorveglianza di massa è l'analisi di una popolazione nel suo complesso, non individuo per individuo.

Liberatici da tale paranoia, possiamo vedere bene come tutti i dispositivi di protezione della tradizione hacktivista diventano al più inutili, contro una minaccia del genere: sono e restano strumenti nati e cresciuti per proteggere individui.

L'effetto di un individuo che si trasferisce su tor, rispetto alla precisione di un'operazione di sorveglianza di massa, è irrilevante, al più un atto di egoismo. (Al quale, se prendiamo in considerazione le voci secondo cui la metà degli exit node di tor siano gestiti dall'intelligence statunitense, aggiungiamo un anonimizzato salto fra le fauci del lupo.)

È un problema di controspionaggio—non di libertà d'espressione—che non si risolve con l'anonimato: all'NSA va benissimo anche spiare gli anonimi.

La sensazione di vittoria è indescrivibile.

Il testo:

Proposta

Cal. si dimette dal suo ruolo dirigenziale di membro dell'assemblea permanente.

(NB. Non mi sto dimettendo dal partito. Attendo convocazione per l'AO.)

Ratio

È un ruolo esecutivo/dirigenziale che non voglio più. Il Codice Civile prevede responsabilità per gli amministratori di associazioni non riconosciute, che non ho alcuna intenzione di assumermi per questo partito.

Implementazione

Ho già provveduto a rimuovere la partecipazione dalle aree. I configuratori settino questo account su “locked” appena questa tematica passa in fase di freeze.

Note

Riterrò offensivo ogni tentativo di dissuadermi. Sono stanco di questo partito da parecchio tempo; I need to move on.

(la data è approssimativa, vedi meta a riguardo)

Mi sono stancato. Ci sono troppe cose che non vanno, troppe cose che non funzionano. Alcuni fra gli errori sotto descritti li ho fatti anche io, anche se non fra quelli che ci stanno limitando o snaturando: per esempio, anche io ho votato senza sufficienti conoscenze.

Siamo un’avanguardia che non riesce a partire come dovrebbe. Abbiamo probabilmente sbagliato nell’essere inclusivi in fase di bootstrap, e ciò sta mettendo a repentaglio l’essenza stessa del Partito Pirata. I nostri peggiori timori si sono verificati: stiamo diventando un partito estremamente superficiale e quindi populista, ed io questo tempo da perdere non l’ho.

Superficialità

Ad oggi, non ho visto una singola issue in cui l’assemblea permanente abbia uscito fuori le competenze che le chiediamo. Si è espressa secondo
becero opinionismo e non in maniera evidence based come da pirati ci si aspetterebbe, ed a cui pur Falkvinge riconosce un’importanza centrale
nella sua pirate wheel. Nessuno si è preoccupato di analizzare i problemi oltre il proprio personale e misero pensiero ideologico.

Questo ci sta distruggendo come partito, sta distruggendo la novità che volevamo portare, sta decretando il fallimento dell’assemblea permanente
come metodo per riconoscere le idee migliori e più funzionali. L’intelligenza collettiva come hurd collaboration di stupidità non è destinata ad ottenere risultati che possa ritenere utili.

Arroganza

Le discussioni in AP dimenticano costantemente il fatto che almeno un obiettivo comune dovremmo averlo. Si vedono troppo spesso dibattiti in cui gli interlocutori si rifiutano di comprendere come possano esistere posizioni diverse dalle proprie, o vie diverse dalle proprie per ottenere obiettivi condivisi. Si vedono troppo spesso dibattiti in cui una contestazione del metodo viene vista come una contestazione degli obiettivi. Questa retorica black hat danneggia l’intelligenza collettiva.

Voglio dubitare che ciò avvenga in malafede, pessimisticamente: se almeno lo fosse, in malafede, avremmo dei geni del male—invece che degli stupidi sabotatori inconsapevoli. Inconsapevoli dei loro danni, o inconsapevoli della distanza fra il loro pensiero e l’orizzontalità che dovremmo cercare.

Ignoranza

Vedi anche “superficialità,” anche se non sappiamo molto delle correlazioni fra le due. Molte scelte sono state fatte senza tenere in considerazione abbastanza conoscenze, o gente abbastanza esperta. Abbiamo sedicenti esperti in discipline variegate: sia finti esperti in discipline vere, che veri esperti in discipline finte.

È inoltre presente generalizzata ignoranza di linguaggio logico-matematico e metodo scientifico, rendendo impossibile ogni tipo di discorso sensato. La preferenza riconosciuta al grande retore piuttosto che al contenuto del suo pensiero è una conseguenza inevitabile di ciò; conseguenza che ci impedisce di prendere decisioni
ragionate e ci regala alle dinamiche di gruppo.

Gruppettarismo

Si formano dei gruppi solidi, che si muovono come legione per spirito di appartenenza, invece che per condivisione di contenuti. Riconosco che possa esistere una correlazione fra le due cose, ma vederla sempre e costantemente presente è oltremodo sospetto.

Il gruppettarismo si accompagna all’incapacità di leggere (capire) il testo che si ha davanti: implicando una preferenza dell’autore influente sul testo interessante, ci catapulta di peso nel terreno della politica antiquata e del principio d’autorità.

Il gruppettarismo è notevolmente aggravato quando questi gruppettari si riconoscono in una sezione locale di riferimento: danneggiano l’orizzontalità di un partito la cui rete dovrebbe essere composta non da sezioni ma da singoli pirati. Come se non bastasse, la gestione di queste “sezioni” è indipendente da qualsiasi regola e da qualsiasi buon senso: si è proceduto senza alcuna verbalizzazione di queste attività—in pratica, il partito in mano a gruppi intrasparenti formati da qualcuno ed il suo preesistente social network.

Intrasparenza

Sono iscritto a circa venti (trenta?) mailing list di questo partito. La maggior parte di esse sono con archivi non pubblici: non c’è un sistema indicizzabile pubblicamente delle liste dove si porta avanti la maggior parte della discussione amministrativa e politica del partito pirata. La lista comunicazione non ha più nulla a che vedere con gli scopi del GdL comunicazione, è diventata la bolgia dove ognuno discute di che gli pare, l’unica cosa che la differenzia dalla tristemente nota liquidtalk è l’esistenza di dei moderatori.

Non è esattamente chiaro il fatto che le operazioni portate avanti dai pirati nelle, o per conto delle, strutture del partito andrebbero riportate senza ritardo: il dettaglio non è fondamentale all’inizio, ma non possiamo considerare accettabile la diffusione limitata di informazioni come “questo leader politico ci ha chiesto un incontro in tale giorno.”

Incoerenza collettiva

Abbiamo deciso di basarci sulla democrazia liquida e sull’assemblea permanente,1 ma anche no: c’è qualcuno che si muove costantemente allo scopo di indebolire il potere di quest’assemblea, per esempio, creando aree personalistiche e codificando in vigore dei gruppi di lavoro programmatici che non hanno assolutamente nulla di lavorativo, ma tutte le caratteristiche della lobby autorizzata in cui scrivere proposte e
portarle avanti come un rullo compressore.2

I gruppi di lavoro a supporto dell’assemblea dovrebbero occuparsi di raccogliere dati ed aiutare l’assemblea nel giungere a posizioni utili, non creare essi stessi dei moloch legislativi di dubbia comprensibilità e dal consenso derivante esclusivamente dal gruppo.3 Creare un programma in questo modo, delegando delle aree ai volenterosi, è ancora una volta il modo di lavorare della “vecchia” politica—nonostante le ufficiali garanzie di rispetto delle dinamiche orizzontali, garanzie che non sono mantenibili restando il gruppo un’area di persuasione.

Non sarebbe neanche troppo grave se ciò non fosse esattamente il contrario di quello che ci eravamo posti di fare. Chiedo a chi sta distruggendo il funzionamento dell’assemblea in questo modo che lo
riconosca e fondi il suo partito, sulle basi che preferisce, che sono diverse da quelle su cui questo sembrava essere nato. Siamo talmente ridicoli da lasciarci marcire nell’inferno dei partiti politici, nel girone di quelli che adottano strumenti estremamente potenti senza aver prima chiaro l’obiettivo.

“Commercializzazione” della politica

Pare che qualcuno molto ben appoggiato ritenga che la politica altro non sia che commercializzazione delle proprie, o assembleari, idee. Io non sono assolutamente d’accordo con tale interpretazione delle pratiche che dovremmo compiere: se per primi cediamo alla stupida tentazione di raccontare idiozie (siano populismo, roba semplicemente stupida, o in
qualsiasi modo poco ragionata), non abbiamo davvero alcuna speranza di 1. arrivare ad un qualche risultato, ed, in subordine: 2. arrivare ad un risultato diverso dall’attuale degenerazione politica.

È necessaria una scelta fra il voler creare una coscienza collettiva, o il voler seguire la pancia della gente con strumenti tecnologicamente
avanzati. Io vorrei la prima, e ritengo non ci sia posto per me in un partito che persegue la mappatura liquida della pancia media.

Misconceptions sull’orizzontalità

Parte del partito ritiene che l’orizzontalità si ottenga dando ad ognuno un voto per diritto divino e seguendo poi le deliberazioni dell’assemblea permanente. Altra parte del partito ritiene che si raggiunga dando ad ognuno la possibilità di tradurre anarchicamente la visione pirata4 in azioni.

Mi piace chiamare questi gruppi “leninista” e “falkvingiano/sciamistico.”

Il primo gruppo sembra concepire il centralismo democratico come unico vero modo di realizzare democrazia. Il secondo non è tanto d’accordo, e il problema non esisterebbe se applicare centralismo democratico non richiedesse la totale e completa dedicazione di ognuno, anima, corpo e pensiero, “al partito.”

La differenza fondamentale sta nel prendere decisioni a maggioranza, principio implementato in liquid feedback, e prendere decisioni per “risultante,” principio praticamente anarchico e molto diffuso nelle comunità internettiane: uguaglianza non in potere ma in potenza, l’implementazione decide, l’aggregazione è libera.

Ciò implica tante cose diverse, la più grave delle quali è il conflitto interno dovuto al voto.


Meta

Questo testo era stato scritto nel 2013 (agosto?) e pubblicato internamente, insieme ad altra roba, sul mio profilo in liquid. Nel frattempo è forse stato aggiornato. La struttura di base non è purtroppo cambiata.

Nel maggio 2014 è finito qui. È stato leggermente ritoccato, aggiunta qualche enfasi e corretti i passaggi eccessivamente rantolosi, aggiunta qualche footnote qualche nuova sezione. Siccome questo sito ha il sorgente su github, scendere in dettaglio non è per niente necessario.

  1. Su questo c’è molto altro da dire; vedi orizzontalità e successivi.
  2. vedi gruppettarismo, stavolta legalizzato
  3. Vedi gruppi di studio nel modello del metapartito
  4. Questo introduce un altro problema. Mancanza di visione comune. Vedi arroganza

We’re a meritocracy where we’re dependent on many people trying many different things. Leadership with us is not achieved by vote or appointment, but by taking an initiative and letting others follow that initiative of their own free will.

Rick Falkvinge in [pp.int.general]

Considerate le accuse di “fideismo falkvingiano” derivate dall’aver definito “di sinistra” l'organizzazione orizzontale meritocratica di Swarmwise, in opposizione a quanto fatto da partiti col feticismo del voto egualitario, spieghiamoci meglio.

Quando mi riferisco al voto discendente da diritto divino, il riferimento inconscio è ad una massa prima divinizzatasi e poi autoinvestitasi. Per questo ho definito questo metodo come “di destra.”

Swarmwise è un libro semplicistico (ne ho letta la prima metà, e lì mi son fermato); parte di questo semplicismo deriva dal far sembrare banali alcune soluzioni troppo spesso trascurate. Swarmwise non è un libro idealista; il suo sottotitolo stesso lo chiama “manuale tattico.” È fondamentalmente un libro di project management e marketing.

La critica comune a questo metodo, è che manca di unità di azione. È vero anche questo. Rick fondamentalmente dice che:

  • Abbiamo un obiettivo. Comune.
  • Su quello non si discute, è calato dall'alto ed è il motivo stesso per cui il partito sta insieme.
  • Ognuno è libero di scegliere la sua strada e di aggregarsi anarchicamente per fare iniziative volte a raggiungerlo.

Quindi, si preferisce una forte unità d'intenti a una poco considerata unità d'azione. L'argomentazione a favore di questa scelta si basa pesantemente sull'adattabilità dell'azione ai diversi contesti. Infatti, al capitolo 4 dice:

La ricetta è incredibilmente semplice: comunicate la vostra visione a tutti, e lasciate che migliaia di attivisti traducano la vostra visione con parole adeguate al loro contesto sociale. Non create un messaggio taglia-unica-per-tutti che tutti devono imparare. Sarebbe una taglia-unica-che-non-sta-a-nessuno.

Questo sembra ovvio col senno di poi. È stato utilizzato nel marketing di alcuni vecchi prodotti, ad esempio nei contenitori della Tupperware, ma mai a misura di Internet e ai tempi di Internet. Alcune campagne elettorali cercano di dare un taglio demografico ai loro messaggi, però devono adattarsi a stime demografiche generiche piuttosto che alla reale presenza sociale.

Vi faccio un esempio tangibile. Quando parlo di opportunità connesse con l’obsolescenza del settore dei diritti d’autore, posso farlo in molte lingue diverse. Se dovessi parlarne davanti ad una platea di imprenditori liberali, direi qualcosa di simile:

C’è una grande opportunità nel tagliare questo collegamento nella catena di valore. Gli intermediari dell’industria del copyright non aggiungono più un valore al prodotto finale o a un servizio, e così, in un mercato funzionante, moriranno da soli. Però c’è un problema, in quanto il loro monopolio legale lo impedisce. Pertanto, dobbiamo aiutare la rimozione di questo blocco, perché la rimozione questo loro sovrappeso consente la crescita del mercato globale, opportunità future per gli artisti imprenditori, e per i nuovi posti di lavoro che prendono il posto di quelli obsoleti.

Tuttavia, parlando di gruppi comunisti rosso scuro che celebrano l’armata rossa come eroi, sceglierei un linguaggio diverso:

Penso che sia glorioso che gli operatori culturali hanno finalmente assunto il controllo su loro mezzi di produzione, e che finalmente abbiamo la possibilità di cacciare via gli intermediari parassiti capitalisti che si sono approfittati per decenni del duro lavoro dei lavoratori. Dovremo aiutare i nostri fratelli e sorelle a fare in modo che questa transizione avvenga, e aiutarli a trasformare i profitti sottratti agli intermediari in nuovi posti di lavoro per la nostra cultura.

Di fatto, queste due affermazioni sono completamente identiche. Sto dicendo esattamente a stessa cosa. Ma una formulazione non funzionerebbe per l’altro gruppo; verreste cacciati fuori dalla stanza, e ogni interesse sul vostro sciame sarebbe scartato per sempre.

Mi sembra che questa cosa abbia un senso. È appunto semplicistica, banale.

Ma è una cosa banale alla quale non avevamo pensato.

The key reasons the swarm should not be leaderless are two. You will notice that I refer to “its goals.” Those come from you, the swarm’s founder. If the swarm were allowed to start discussing its purpose in life, then it would immediately lose its power to attract new people — who, after all, feel attracted to the swarm in order to accomplish a specific goal, and not out of some general kind of sense of social cohesion. If the goal is vague or even under discussion, the swarm will not attract people — because they wouldn’t see the swarm as a credible or effective vehicle for realizing their goal. After all, the goal of the swarm is uncertain and unclear if it is under discussion, so what goal would we be talking about in the first place?

Swarmwise - The Tactical Manual To Changing The World.