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Art.21 bis - Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.

No. Inserire questo articolo nella Costituzione della Repubblica italiana non va bene, per almeno due motivi:

  1. Si riferisce ad un'infrastruttura specifica: non parla del diritto di accedere all'informazione; parla di uno specifico mezzo di accesso a tali informazioni. Un po’ come se all'articolo 16 (“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, […]”) scrivessimo che ogni cittadino ha diritto ad usare gli aeroporti e la rete stradale: in una costituzione abbiamo bisogno di enunciare diritti, non loro implementazioni.
  2. È una formulazione pericolosamente generica: può essere benissimo soddisfatta con la creazione di un accesso ad internet statale pesantemente censurato; il quale saturerebbe il mercato della connettività, ottenendo di fatto una situazione cinese.

È lodevole l'intenzione di Rodotà di affrontare, con questa proposta, non esclusivamente il tema del digital divide; ma è contemporaneamente curioso vedere come nell'ambigua dizione “modalità tecnologicamente adeguate” egli veda un rifiuto della censura ed una difesa della neutralità della rete: per me è una vuota dizione pronta ad assumere qualsiasi significato, anche censorio su richiesta del legislatore.

La vera proposta per risolvere il problema direbbe qualcosa di molto simile a una riscrittura degli articoli riguardo il diritto di stampa, il diritto di associazione, il diritto alla segretezza della corrispondenza ed altri, per estendere al mondo “digitale” le libertà costituzionali che nel tempo gli sono state sottratte; quegli articoli vanno resi indipendenti dal medium.

(come sempre, questo post non è del tutto soddisfacente, ma lo pubblico lo stesso)