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Nel pp stiamo ormai usando lqfb da un paio d'anni, e ultimamente con un gruppo che gira intorno a una mailing list stiamo sperimentando anche Vilfredo goes to Athens.

Liquid si basa sul metodo Schulze, del genere di Condorcet: ogni elettore esprime una lista ordinata di preferenze fra le diverse opzioni presenti, e l'algoritmo, dopo aver sommato tutte le schede, restituisce un ordinamento delle proposte. In questo ordinamento finale, se la maggior parte dei votanti preferisce la proposta A alla proposta B, la proposta A sarà più in alto della proposta B. (liquid aggiunge a questo metodo altre opzioni, come la verifica che l'opzione abbia raggiunto un rapporto sufficiente fra approvazioni e disapprovazioni, configurabile e nota come “direct majority,” e altre finezze poco documentate che capisce davvero solo chi ne ha letto il sorgente—non io).

Vilfredo, da parte sua, si appoggia ad un algoritmo iterativo di selezione delle proposte: alterna fasi di scrittura in cui ognuno scrive le sue proposte a fasi in cui ai votanti è chiesto di indicare quali sono le proposte con cui sono d'accordo. Alla fine di ogni coppia di fasi, l'algoritmo seleziona il fronte di Pareto, sottoinsieme dell'insieme delle proposte composto da quelle che non sono dominate da un'altra. Una proposta A è dominata da una proposta B se tutti coloro che appoggiano B appoggiano anche A, se l'insieme dei supporters di B è sottoinsieme proprio di quelli di A.

Vilfredo è uno strumento per formare consenso, partendo dall'ipotesi che esista (almeno) una proposta in grado di mettere tutti d'accordo. Il suo procedimento iterativo si ferma infatti quando tutti gli utenti supportano una stessa proposta, che così domina le altre. (È anche possibile che tutti gli utenti supportino più proposte, senza che esse si dominino. In tal caso il consenso è su più proposte.)

Al contrario, lqfb—sebbene considerando le preferenze di tutti su tutte le proposte—impone la visione della maggioranza a tutta la popolazione, senza neanche tentare una mediazione e facendone una questione “muscolare”; in una visione conservatrice dei processi democratici, impostata più a descrivere l'opinione attuale che a farla progredire, oltretutto delegando la tutela delle minoranze al buon cuore delle maggioranze.

Nelle faq di Vilfredo dicono infatti:

Can’t you just pick the answer that is endorsed by more people? Why do
you always need to make things complicated?

The fact that more people endorse an answer does not make it
necessarily the best. It only means that if we were to fight, those
people could impose their point of view. In this website we are trying
to find an answer by considering everybody’s point of view. The
assumption is that there is an answer out there, and we need to find
it. The assumption is not necessarly always true, but often it will be

Se fossimo gente seria cercheremmo di capitalizzare ‘sta roba, invece di lasciar agire Grillo presentando il suo blog come una webzine qualsiasi con gli “ospiti stranieri” per poi far strisciantemente passare le interviste che gli vengono rilasciate per endorsement, grazie anche ad un'accurata scelta degli intervistati. C'è del genio comunicativo in ciò.

Art.21 bis - Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.

No. Inserire questo articolo nella Costituzione della Repubblica italiana non va bene, per almeno due motivi:

  1. Si riferisce ad un'infrastruttura specifica: non parla del diritto di accedere all'informazione; parla di uno specifico mezzo di accesso a tali informazioni. Un po’ come se all'articolo 16 (“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, […]”) scrivessimo che ogni cittadino ha diritto ad usare gli aeroporti e la rete stradale: in una costituzione abbiamo bisogno di enunciare diritti, non loro implementazioni.
  2. È una formulazione pericolosamente generica: può essere benissimo soddisfatta con la creazione di un accesso ad internet statale pesantemente censurato; il quale saturerebbe il mercato della connettività, ottenendo di fatto una situazione cinese.

È lodevole l'intenzione di Rodotà di affrontare, con questa proposta, non esclusivamente il tema del digital divide; ma è contemporaneamente curioso vedere come nell'ambigua dizione “modalità tecnologicamente adeguate” egli veda un rifiuto della censura ed una difesa della neutralità della rete: per me è una vuota dizione pronta ad assumere qualsiasi significato, anche censorio su richiesta del legislatore.

La vera proposta per risolvere il problema direbbe qualcosa di molto simile a una riscrittura degli articoli riguardo il diritto di stampa, il diritto di associazione, il diritto alla segretezza della corrispondenza ed altri, per estendere al mondo “digitale” le libertà costituzionali che nel tempo gli sono state sottratte; quegli articoli vanno resi indipendenti dal medium.

(come sempre, questo post non è del tutto soddisfacente, ma lo pubblico lo stesso)

In una parola, noia.

Un grandioso evento sociale, ma estremamente povero di contenuti.

Ok, riprendiamo le definizioni: dicesi assemblea occasionale quell'incontro periodico che i pirati tengono per vedersi e magari decidere qualcosa. Altrove le chiamano assemblee sociali, ma qui abbiamo anche quella permanente, quindi sarebbe poco aderente alla realtà chiamare “congresso” una cosa del genere.

Buona parte delle discussioni giravano intorno alla questione “federalista,” alias i temi della struttura e distribuzione territoriale del partito. Da una parte chi vuole autonomia per i gruppi territoriali, dall'altra chi preferisce (mantenere?) la “centralità” dell'assemblea permanente. Un punto fondamentale si è raggiunto indicando l'AP come la “parte decisionale” e separandola dalla “parte implementativa.” Un'ulteriore presa di coscienza sarà raggiunta con la definizione dell'AP come infrastruttura decisionale, ma questo all'AO non è arrivato.

Da parte mia, nella difesa ad oltranza delle connessioni lunghe e della clusterizzazione non territoriale, dimenticavo costantemente una cosa molto importante: in un gruppo di volontari, non puoi pretendere di imporre compiti dall'alto. Ovvero, se hai degli attivisti a loro agio sul territorio, ti toccherà farli (lasciarli?) agire sul territorio: lavoreranno meglio e non si demotiveranno; il problema della mancanza di forze sulle strutture “centrali” non è più correlato alla distribuzione delle forze esistenti.

Che succederà nelle prossime settimane? Prestiamoci ad un esercizio di divinazione multitraccia.

Scenario Grillo, così chiamato dal nome del suo molto sarcasticamente disinteressato oracolo sognatore: Bersani riceve l'incarico di formare un governo; trova una maggioranza con Mr. Alfano dopo essere stato rifiutato dal puro e casto Grillo, che non vorrà sporcarsi le mani scendendo a patti con la vecchia politica.

Questa maggioranza resiste fino a quando Berlusconi non si accorge di essersi svegliato spettinato: un paio di mesi? Sansonetti dice che arriverebbero a fine legislatura: non credo proprio, conosciamo il pollo: i berlusconiani sono spietatamente e spregevolmente imprevedibili. Trascurando il fatto che hanno già detto di no. O forse si. Ecco, hanno già cambiato idea, come volevasi dimostrare.

Molti commentatori temono che uno scenario del genere porterebbe i consensi del movimento alle stelle, indifferentemente dalle azioni di questo governo. Questa è una certezza che a me manca, fatte salve le considerazioni di cui sopra sull'inaffidabilità berlusconiana.

Scenario del presidente trollesco, così chiamato dal nome della figura mitologica che salverà l'Italia dall'invasione dei barbari e dalla dittatura giustizialista: Bersani ottiene un incarico per formare un governo, e per quante acrobazie possa fare (o anche fingere di, se volesse sfruttare questo scenario a suo favore) non riuscirà a formare una maggioranza in parlamento. Bersani rimette quindi il mandato nelle mani del presidente, il quale, dopo attente valutazioni elettorali e sul discontento della nazione (blah blah), conferisce a Giuseppe Piero alias Beppe Grillo il suddetto mandato.

Da questo momento la visione si fa abbastanza sfocata. Emergono due possibilità: Grillo fallisce, Grillo succede, e la terza, suicida: Grillo rifiuta fiutando il trappolone. Se succede, beh, nessun problema, c'è comunque una camera saldamente in mano a persone ragionevoli. Il primo ed il terzo caso non sono simili quanto a prima vista potrebbe sembrare: un rifiuto andrà spiegato ai suoi elettori, ma per lui non sarà un problema convincerli del complotto, ne perderà solo qualche milione; un fallimento sarebbe ancora più divertente ma è un'eventualità le cui tracce sono ancora più sfocate… Oh, oh oh.

Non ho neanche più la forza di trollare come si deve. Che disfatta, il mondo sta trollando me.

Per l’ex pm, infatti, l’utilizzo del mezzo investigativo a fini politici “è stato l’effetto relativo” perché “la causa è che non si è mai fatta pulizia nel mondo della politica”

E il problema è che molto probabilmente, questo moralista che ammette candidamente l'uso politico di intercettazioni per “fare pulizia” non si rende neanche conto di quanto ciò sia, per essere morbidi, fascista.

Il partito pirata ha impostato buona parte della sua campagna di comunicazione sulla democrazia liquida, col risultato che per buona parte di coloro che si avvicinano LiquidFeedback diventa l'elemento caratterizzante della politica pirata.

Ora, io non so se ciò sia una buona idea. Temo che ciò cancelli la pirateria dal partito pirata, attirando come api al miele tutti coloro che fanno della partecipazione diffusa il loro obiettivo, indipendentemente da quella che può essere la loro adesione ai temi “pirateschi.” Quest'indipendenza dai temi pirateschi rende impossibile applicare una qualsiasi forma di democrazia all'interno di un partito, e, a meno che non si voglia costruire un partito populista, invita a scissioni continue.

Io continuo a non essere d'accordo con quest'interpretazione del grillesco slogan “uno vale uno” che pare avere tanto successo fra i pirati, interpretazione secondo la quale sia un cittadino a valere uno come gli altri nelle decisioni: stiamo ancora parlando delle decisioni interne ad un partito, che, se la parola ha ancora un senso, dovrebbe rappresentare un gruppo nella fondamentale dialettica democratica. IMHO, quell'uno a cui si ci deve riferire è l'uno pirata; un pirata vale uno nelle decisioni del partito.

Quello che si sta costruendo è un partito con la pretesa di rappresentare tutti, inevitabilmente sulla strada del totalitarismo e dei partiti unici: nel caso il partito pirata abbia molto successo, tanto da avere maggioranze parlamentari, la sua assemblea di fatto sostituirebbe il parlamento. I’m uncomfortable with that.