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Considerate le accuse di “fideismo falkvingiano” derivate dall’aver definito “di sinistra” l'organizzazione orizzontale meritocratica di Swarmwise, in opposizione a quanto fatto da partiti col feticismo del voto egualitario, spieghiamoci meglio.

Quando mi riferisco al voto discendente da diritto divino, il riferimento inconscio è ad una massa prima divinizzatasi e poi autoinvestitasi. Per questo ho definito questo metodo come “di destra.”

Swarmwise è un libro semplicistico (ne ho letta la prima metà, e lì mi son fermato); parte di questo semplicismo deriva dal far sembrare banali alcune soluzioni troppo spesso trascurate. Swarmwise non è un libro idealista; il suo sottotitolo stesso lo chiama “manuale tattico.” È fondamentalmente un libro di project management e marketing.

La critica comune a questo metodo, è che manca di unità di azione. È vero anche questo. Rick fondamentalmente dice che:

  • Abbiamo un obiettivo. Comune.
  • Su quello non si discute, è calato dall'alto ed è il motivo stesso per cui il partito sta insieme.
  • Ognuno è libero di scegliere la sua strada e di aggregarsi anarchicamente per fare iniziative volte a raggiungerlo.

Quindi, si preferisce una forte unità d'intenti a una poco considerata unità d'azione. L'argomentazione a favore di questa scelta si basa pesantemente sull'adattabilità dell'azione ai diversi contesti. Infatti, al capitolo 4 dice:

La ricetta è incredibilmente semplice: comunicate la vostra visione a tutti, e lasciate che migliaia di attivisti traducano la vostra visione con parole adeguate al loro contesto sociale. Non create un messaggio taglia-unica-per-tutti che tutti devono imparare. Sarebbe una taglia-unica-che-non-sta-a-nessuno.

Questo sembra ovvio col senno di poi. È stato utilizzato nel marketing di alcuni vecchi prodotti, ad esempio nei contenitori della Tupperware, ma mai a misura di Internet e ai tempi di Internet. Alcune campagne elettorali cercano di dare un taglio demografico ai loro messaggi, però devono adattarsi a stime demografiche generiche piuttosto che alla reale presenza sociale.

Vi faccio un esempio tangibile. Quando parlo di opportunità connesse con l’obsolescenza del settore dei diritti d’autore, posso farlo in molte lingue diverse. Se dovessi parlarne davanti ad una platea di imprenditori liberali, direi qualcosa di simile:

C’è una grande opportunità nel tagliare questo collegamento nella catena di valore. Gli intermediari dell’industria del copyright non aggiungono più un valore al prodotto finale o a un servizio, e così, in un mercato funzionante, moriranno da soli. Però c’è un problema, in quanto il loro monopolio legale lo impedisce. Pertanto, dobbiamo aiutare la rimozione di questo blocco, perché la rimozione questo loro sovrappeso consente la crescita del mercato globale, opportunità future per gli artisti imprenditori, e per i nuovi posti di lavoro che prendono il posto di quelli obsoleti.

Tuttavia, parlando di gruppi comunisti rosso scuro che celebrano l’armata rossa come eroi, sceglierei un linguaggio diverso:

Penso che sia glorioso che gli operatori culturali hanno finalmente assunto il controllo su loro mezzi di produzione, e che finalmente abbiamo la possibilità di cacciare via gli intermediari parassiti capitalisti che si sono approfittati per decenni del duro lavoro dei lavoratori. Dovremo aiutare i nostri fratelli e sorelle a fare in modo che questa transizione avvenga, e aiutarli a trasformare i profitti sottratti agli intermediari in nuovi posti di lavoro per la nostra cultura.

Di fatto, queste due affermazioni sono completamente identiche. Sto dicendo esattamente a stessa cosa. Ma una formulazione non funzionerebbe per l’altro gruppo; verreste cacciati fuori dalla stanza, e ogni interesse sul vostro sciame sarebbe scartato per sempre.

Mi sembra che questa cosa abbia un senso. È appunto semplicistica, banale.

Ma è una cosa banale alla quale non avevamo pensato.

Vinetastrasse dice:

cosi’ il pp smette di essere ostaggio della sua piccola ‘destra’

in rsb s'è sviluppata una conversazione piuttosto incazzata su amazon, a partire da un articolo di stallman che è stato tradotto con un'intenzione di pubblicarlo sul sito.

l'attacco ad amazon parte dai drm, ma presto si muove verso l'anticapitalismo puro.

inoltro pezzi, mentre vi elenco punti salienti dal capitolo del libro di ippolita:

  • la cultura hacker vede l'individualismo come condizione necessaria della condivisione;

  • stallman e zuckerberg hanno più cose in comune che differenze.

  • dal jargon file: «Formerly vaguely liberal-moderate, more recently moderate-to-neoconservative (hackers too were affected by the collapse of socialism). There is a strong libertarian contingent which rejects conventional left-right politics entirely. The only safe generalization is that hackers tend to be rather anti-authoritarian; thus, both paleoconservatism and ‘hard’ leftism are rare.»

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From: Cal.
Date: 2014-02-06
Subject: Re: [Rsb #2047] Re: Richiesta opinione was Re: Re: Reasons not to buy from Amazon
To: <rsb>

Athos dice:

non ci credo che ci siamo tirati dentro i fans del capitalismo alla M$,

No, sono io a restare allibito bel vedere come qui passi per completamente assurdo il legame fra pirateria e capitalismo. Ippolita l'ha descritto bene, ed è un legame antico. Molto antico. Ed è bene non dimenticarlo né trascurarlo, come sembrerebbero volere queste assurde pretese.

E poi, al prossimo giro di webtax, limiti sugli sconti, spedizioni obbligatorie a dorso di cammello, vedremo da che parte stare.

http://www.ippolita.net/it/libro/lo-spirito-hacker-e-la-peste-anarco-capitalista-unaffinit%C3%A0-di-lunga-data

Con ciò non sto dicendo che tutto quello che questi fanno è normale o accettabile. Sto dicendo che in teoria dovrebbero essere nostri alleati, fosse anche soltanto e perché vedono il mondo come lo vediamo noi, ragionando sugli stessi paradigmi. Poi, quando le differenze diventano più importanti delle enormi affinità, se ne riparla. Ma in quel momento non ci sarà più nessuno di questi che ci tengono indietro, tipo Gino Paoli.

---------- Forwarded message ----------
From: Cal.
Date: 2014-02-06
Subject: Re: [Rsb #2060] Re: Reasons not to buy from Amazon
To: <rsb>

Athos dice:

è il concetto che sottende alla privatizzazione, al welfare a tutto ……. se non ti va o puoi nessuno ti obbliga quando, invece, servizi essenziali fanno una società solidale ed egualitaria oppure mercantile ed individualista ………

Io credo che questo “socialismo” c'entri molto poco con la pirateria.

Ma credo anche che magari, se vogliamo essere un partito socialista dovremmo dirlo chiaramente, facendoci prendere a pesci in faccia da quella cultura hacker alla quale pretendiamo di ispirarci.

Ormai i vostri problemi con amazon non riguardano più i drm, a questo punto pubblicare quella cosa sarebbe un abuso. Ma forse il cappello “questa è opinione di Stallman” può risolvere questo problema.

E rileggetevi la mail on cui linko ippolita, link incluso, invece di straparlare di schierarsi con google ed amazon contro windows….

appunti onanistici sparsi su metapartito, liquidità, e sprint di altre liste. con oxford comma.


(Commento roba vista su confero perché non voglio rispondere di là né approntare sterili discussioni)

Qualcuno parla di maggioranza qualificata: EH?

Qualcun altro parla di roba liquida. EH? Liquida e marrone?

Qualcun altro ancora parla di Tsipras. Chi è Tsipras? Il Matteo Renzi di SEL? Seriamente, non lo so. Beh, boh. Credevo fosse sardo, fino a qualche ora fa. Qualcuno ha detto che sarebbe la nostra unica possibilità per le europee, beh, non è vero, ce ne sono (sarebbero?) tante altre, non fossimo schizzinosi per motivi che di core non hanno un cazzo (che poi, sel? quelli che vogliono ammazza’ bitcoin? meglio di un altro partito qualsiasi? tenete le vostre ideologie nelle mutande, please.). Solita egemonia.

GdL legittimità. Si rende necessario solo se si votano le cose; elimina il voto, elimina il gdl.

Deriva oligarchica: C'È. Chi fa le cose decide cosa fa. È oligarchia? Sì. Oppure dipende.

Adesioni frazionarie del partito: neanche per idea. Meglio la “pirati per” di lista sw; meglio ancora neanche quella. Gli svedesi dibattono su un blog pubblico. Potremmo imitarli.

Luciana, il voto non è decisionale: quindi non è necessario, aggiungerei. Le proposte finiscono sparate online in pubblico e la mafia di internet decide accumulandosi al loro intorno; fare ciò è una dichiarazione di guerra, non al m5s ma a casaleggio in persona (e tutti i suoi concorrenti/colleghi). “La mafia di internet” != il partito != liquid. “internet mob” per moar info sul concetto di mafia in questo contesto.

Athos, piccoli leader: è ciò che abbiamo costruito, letteralmente, col modo di comunicare liquid che abbiamo adottato.

Democrazia liquida: vada a cagare, non può essere l'obiettivo, è uno strumento (la potenza è nulla senza controllo, dicevano?). Qui Bocconetti vi direbbe che state facendo il partito del Proporzionale, e avrebbe ragione. Abbiamo fatto scappa’ anche lui.

Probiviri: li avevamo a casa di solibo.

FelynX, soluzioni agili ed elastiche: ci sei in questa lista? hai letto swarmwise (almeno la prima parte)?

“uno vale uno”: smettiamola di citare er grillo. seriamente. smettiamola di riconoscergli importanza nella definizione del lessico della democrazia partecipativa. non stiamo combattendo per lui, diofante.

Modifica “illegale” dello statuto, “alla peggio ci si rivolgerà all'AP”: stronzate, la modifica potrebbe eliminarla, l'AP.

Che sincretismo però, incapaci di ricominciare da un punto di ripristino. Nessuno che accetti di cambiare idea su liquid…

(forse vanno riviste le dinamiche… per favore, per quanto si possa diluire la merda, sapete bene che siamo personaggi del signore delle mosche di golding).

Solibo dice:

Siamo tutti d'accordo?

È una questione della quale non fotte niente a nessuno, e a ragione.

La gente si fa tranquillamente i cazzi suoi, il pp è aggregato sulla
base del nulla, i gruppetti sulla base di ideologie a caso.

quando gli stessi iscritti ci vedono come terreno di conquista per le
loro ideologie (cosa che succede ancora, …) e gli stessi iscritti
considerano la lotta per la loro economia più importante di quei tre
temi core in croce dicendo “io non faccio politica coi liberisti,” mi
vuoi spiega’ che cazzo gliene frega, di diventare rilevanti, se manco
vogliono pensare a parlare con un boldrin che a copyright e brevetti
ne ha dette di cotte e di crude, preferendogli l'ennesimo tentativo
sinistro-storico? (che poi, preferendogli… usare veti non è
preferire)

questo sputtanamento è voluto e desiderato. e questi pirati non si
sentono irrilevanti, stanno combattendo per un mondo più giusto, un
mondo che con la visione comune non c'entra una toscana sega.

quindi, diventiamo una lobby?

From: Secco


Cal. dice:

Why Are Porn Perfomers Scared to Talk About Internet Piracy?

Articolo interessanto. Non avevo idea che tutti i grossi “tube” porno
facessero capo alla stessa societa’. Siamo comunque molto lontani
dalla concentrazione che c'e’ nei “tube” mainstream, dove i player si
contano sulle dita di una mano.

Secondo me il punto interessante e’ un altro. L'industria del porno,
che ha trainato lo sviluppo di Internet ed e’ sempre un passo avanti
agli altri, si e’ gia’ evoluta. E’ cambiato il business model. Non si
paga piu’ per vedere il video. Il guadagno adesso viene dai servizi
aggiuntivi pubblicizzati sui siti. E se i tube si sono comprati gli
studios per (in un certo senso) autoprodursi il contenuto da rendere
disponibile gratis vuol dire che i margini ci sono eccome. (leggi: la
pirateria non danneggia il mercato, danneggia i modelli di business
non efficienti)

C'e’ anche di di piu’, il tube che rende disponibile contenuto gratis
diventa il palcoscenico dove chi produce contenuto di qualita’ puo’
far conoscere il proprio lavoro, in maniera che chi e’ interessato a
quel tipo particolare di contenuto possa acquistare la produzione
completa. E’ un aspetto interessante, invece che pagare la pubblicita’
per portare gli utenti sul proprio sito o una percentuale delle
vendite agli affiliati, si rilascia contenuto e si ottiene visibilita’
gratuita.

Come modello e’ senza dubbio piu’ efficiente. La selezione
dell'eccellenza la fanno gli utenti stessi sulla base di cio’ che
“assaggiano” e non il budget pubblicitario che si puo’ mettere in
campo per comprarsi la visibilita’. Way to go.

Briganzia dice:

Cal dice:

No, allora non ci siamo capiti proprio. Ragioni come se il sistema maggioritario sia l'unico possibile, eppure usi schulze quotidianamente.

Quello che ti sto dicendo è che il consenso non è dato da una percentuale di voto, non c'è voto nel metodo del consenso. Ma dall'ascolto di ognuno e dall'integrazione delle sue idee. (Più o meno)

questo metodo funziona molto bene quando si ha a che fare con un gruppi omogenei e non troppo numerosi di persone, in genere si riesce sempre a trovare una mediazione

Lasciamo stare da parte la numerosità del gruppo ed affrontiamo l'omogeneità. La numerosità si può risolvere con strumenti “semi” rappresentativi (tipo le liste internazionali ad accesso libero?).

La mancanza di omogeneità è un problema col metodo del consenso ed anche in ogni altro caso. C'è una parte su cui quel consenso c'è, e c'è una parte su cui quel consenso, semplicemente, non c'è. La parte su cui c'è è il core di un partito di scopo, il resto è la parte associazionistica che gli gira intorno (nota: fra i radicali ci sono luca coscioni e radicali ecologisti che hanno idee completamente opposte sugli ogm, ognuna col suo nome e nessuna che sostiene di rappresentare l'intero o l'x% del partito).

(e nel metodo del consenso chi si trova in nettissima minoranza e non trova sufficiente la mediazione finisce comunque con il ritirare le proprie obiezioni per non costituire un ostacolo insormontabile).

Sentendosi attivamente ascoltati è più facile cedere.

Ma il nostro caso è diverso perché oltre ai temi core non abbiamo mediazioni possibili su molte tematiche.

Non abbiamo niente in comune oltre a quelli. È per questo che non dovremmo dedicarci ad altro e spostare il dibattito dall'interno all'esterno del partito. 😉

Quindi direi che no, il metodo del consenso (anche se mi piace molto e l'ho praticato per anni nei CS) non è il metodo che può fare per noi, purtroppo.

Non credo. Si dovrebbe prima decidere bene il dominio del partito.

Se il dominio del partito è deciso bene, il metodo del consenso funziona. Ma se una parte è cresciuta politicamente sentendo parlare continuamente di “egemonia culturale,” allora viene difficile, assai.

lynX dice:

L'orizzontalita’ e’ un tema comune e popolare in tutti i movimenti nascenti

Ci sono diversi modi di ottenere orizzontalità; modi di destra e modi di sinistra.

Un modo di sinistra è far contribuire ad ognuno quello che vuole, indipendentemente e meritocraticamente. Questo è il modo descritto da Falkvinge in Swarmwise.

Un modo di destra è dare ad ognuno un voto per diritto divino, e decidere, decidere, decidere. Questo è il modo adottato nel partito pirata italiano.

In una parola, noia.

Un grandioso evento sociale, ma estremamente povero di contenuti.

Ok, riprendiamo le definizioni: dicesi assemblea occasionale quell'incontro periodico che i pirati tengono per vedersi e magari decidere qualcosa. Altrove le chiamano assemblee sociali, ma qui abbiamo anche quella permanente, quindi sarebbe poco aderente alla realtà chiamare “congresso” una cosa del genere.

Buona parte delle discussioni giravano intorno alla questione “federalista,” alias i temi della struttura e distribuzione territoriale del partito. Da una parte chi vuole autonomia per i gruppi territoriali, dall'altra chi preferisce (mantenere?) la “centralità” dell'assemblea permanente. Un punto fondamentale si è raggiunto indicando l'AP come la “parte decisionale” e separandola dalla “parte implementativa.” Un'ulteriore presa di coscienza sarà raggiunta con la definizione dell'AP come infrastruttura decisionale, ma questo all'AO non è arrivato.

Da parte mia, nella difesa ad oltranza delle connessioni lunghe e della clusterizzazione non territoriale, dimenticavo costantemente una cosa molto importante: in un gruppo di volontari, non puoi pretendere di imporre compiti dall'alto. Ovvero, se hai degli attivisti a loro agio sul territorio, ti toccherà farli (lasciarli?) agire sul territorio: lavoreranno meglio e non si demotiveranno; il problema della mancanza di forze sulle strutture “centrali” non è più correlato alla distribuzione delle forze esistenti.

Il partito pirata ha impostato buona parte della sua campagna di comunicazione sulla democrazia liquida, col risultato che per buona parte di coloro che si avvicinano LiquidFeedback diventa l'elemento caratterizzante della politica pirata.

Ora, io non so se ciò sia una buona idea. Temo che ciò cancelli la pirateria dal partito pirata, attirando come api al miele tutti coloro che fanno della partecipazione diffusa il loro obiettivo, indipendentemente da quella che può essere la loro adesione ai temi “pirateschi.” Quest'indipendenza dai temi pirateschi rende impossibile applicare una qualsiasi forma di democrazia all'interno di un partito, e, a meno che non si voglia costruire un partito populista, invita a scissioni continue.

Io continuo a non essere d'accordo con quest'interpretazione del grillesco slogan “uno vale uno” che pare avere tanto successo fra i pirati, interpretazione secondo la quale sia un cittadino a valere uno come gli altri nelle decisioni: stiamo ancora parlando delle decisioni interne ad un partito, che, se la parola ha ancora un senso, dovrebbe rappresentare un gruppo nella fondamentale dialettica democratica. IMHO, quell'uno a cui si ci deve riferire è l'uno pirata; un pirata vale uno nelle decisioni del partito.

Quello che si sta costruendo è un partito con la pretesa di rappresentare tutti, inevitabilmente sulla strada del totalitarismo e dei partiti unici: nel caso il partito pirata abbia molto successo, tanto da avere maggioranze parlamentari, la sua assemblea di fatto sostituirebbe il parlamento. I’m uncomfortable with that.